La fiaba in Psicoterapia Funzionale Corporea : un’esperienza con il gruppo
Autori: Dott.ssa Giusi Piscopo Dott.ssa Paola De Vita
Psicoterapia Funzionale:un lavoro di gruppo con l’uso della Fiaba.
Le fiabe sono racconti fantastici che, attraverso un pensiero magico-immaginativo, rivelano ciò che una persona potrebbe idealmente fare e, attraverso un decentramento emotivo, fanno rivedere e ripercorrere momenti della nostra vita passata.
Storicamente l’utilizzo della fiaba in psicoterapia risale alla definizione stessa del concetto di inconscio con la nascita della psicoanalisi nel secolo scorso. Nell’interpretazione freudiana le fiabe ripropongono gli annosi conflitti delle istanze psichiche e permettono di confrontarsi con le “parti cattive e con le parti buone” presenti in ognuno di noi.
Jung riteneva che le fiabe rispecchiassero la struttura intrinseca della psiche poiché attraverso di esse gli archetipi potevano esprimersi nella loro naturale combinazione. Anche M. Erickson ne fece uno strumento terapeutico in piena regola con i suoi racconti “didattici” che pare conducessero a sorprendenti risultati terapeutici.
Bruno Bettelheim utilizzò le fiabe nella psicoterapia con i bambini psicotici, poiché esse rappresentano i problemi universali umani che preoccupano soprattutto la mente del bambino.
Eric Berne, nella sua analisi transazionale, studiò le somiglianze che esistono fra le fiabe e i “copioni”, o piani di vita, che ogni individuo mette in atto nella propria vita. Il terapeuta dovrebbe, allora, ricercare una favola che gli fornisca la comprensione del copione del suo paziente per poi aiutarlo a liberarsene.
L’utilizzo della fiaba in psicoterapia è, dunque, uno strumento antico quanto attuale, in quanto consentendo un’espressione simbolica all’interiorità dell’individuo e dando una raffigurazione per immagini a stati d’animo e relazioni, diviene una strada privilegiata per l’intervento specifico su quella dimensione.
In Psicologia Funzionale, dove l’intervento terapeutico non si limita alla parte simbolico-immaginativa, ma è rivolto all’intero Sé dell’individuo che si esprime attraverso tutti le sue Funzioni (cognitive, emotive, sensoriali, neurovegetative, motorie), l’interpretazione simbolica del significato della fiaba diviene poco utile all’intervento terapeutico; pur riconoscendo, tuttavia, che la fiaba attraverso l’identificazione con i suoi vari personaggi, contribuisce a dare un senso ed una forma a sensazioni ed emozioni spesso molto forti, e aiuta a renderli esprimibili e condivisibili.
“Le storie sono medicine”, sostiene Clarissa Pinkola Estés, famosa psicanalista che attingendo ai miti e alle fiabe fonda una psicoanalisi del femminile enucleando una serie di archetipi utili per descrivere la psiche della donna. Per noi la storia è servita come involucro per creare un’atmosfera magica che permettesse di arrivare ancora più in profondità nei vissuti dei partecipanti. “Narrare favole fa sì che un cielo stellato e una luna bianca spuntino sulle teste degli ascoltatori. Talvolta, alla fine del racconto la camera è piena di luce, altre volte rimane un frammento di stella, o un lembo di cielo tempestoso. Qualunque cosa resti, è il dono con cui lavorare…” (Pinkola Estés, 1992).
Se da una parte ci appare chiaro che la “reverie” dell’identificarsi in una storia da sola non è sufficiente a produrre alcun cambiamento nell’individuo, dall’altra parte essa potrebbe costituire l’occasione per rendere maggiormente interessante l’esperienza del cambiamento stesso, diventando un modo per intraprendere un “viaggio avventuroso” all’interno del quale i partecipanti possono muoversi.
Ed è proprio partendo da questo presupposto, ossia dalla possibilità di creare nell’utenza un maggior interesse ed una maggiore motivazione al lavoro psicoterapeutico, che si è pensato di adattare la “forma” della fiaba ai contenuti del lavoro di terapia con il Gruppo facendone una rielaborazione in termini di Esperienze di Base del Sé, cioè quelle Esperienze che il bambino attraversa nelle varie fasi del suo sviluppo e che conserva per tutta la vita come capacità o Funzionamenti di fondo.
Nel gruppo di Terapia Funzionale si interviene, infatti, sull’attraversamento di determinate Esperienze di Base, in modo particolare su quelle che meglio possono essere recuperate nel setting di gruppo rispetto a quello individuale. Si tratta delle EBS più attive quali la Forza, la Vitalità, la Determinazione, la Consistenza. Il cambiamento avviene perché si apre un Funzionamento, non perché si prende consapevolezza di cosa non funziona (Rispoli, 2010).
Prendendo, quindi, spunto da una fiaba, quella di Barbablù, abbiamo ripercorso il processo psicologico della protagonista della storia e lo abbiamo rielaborato in termini di Esperienze di Base del Sé, associandovi poi le relative tecniche secondo il Modello della Psicologia Funzionale.
Lavorando nell’ottica della completezza, cioè del “curare sempre più l’insieme e i dettagli dell’intervento terapeutico in modo da rendere l’esperienza più completa possibile”, e senza inquinare il senso proprio della terapia che è “muovere l’intero gruppo verso una determinata Esperienza di Base” (Rispoli, 2004), abbiamo realizzato un setting modulare e creativo non solo attraverso utilizzo di luci e musiche evocative, ma anche attraverso l’uso di materiali e di piccoli momenti di narrazione che, da una parte dessero voce alla progressione degli eventi della storia, e dall’altra creassero un’atmosfera ‘magica’ tale da motivare l’attraversamento dell’Esperienza di Base scelta e intensificarne gli effetti.
La fiaba di Barbablù, fiaba classica della tradizione che descrive il difficile percorso di individuazione psicologica di una donna, ci ha permesso di conciliare l’interesse personale con quello professionale per la tematica del femminile, per cui abbiamo deciso di far partire questa prima esperienza di gruppo in occasione della Festa dell’8 marzo all’interno di un progetto intitolato “L’istinto innato delle donne” che vuole essere un’opportunità di crescita personale rivolta alle donne e condotta da donne.
Dei tre incontri di gruppo previsti per il primo ciclo, ognuno ha sviluppato una fase della fiaba e ha avuto come obiettivo quello di lavorare sui Funzionamenti e sul recupero delle Esperienze di Base ad essa associate.
Nella storia la protagonista è una giovane donna che non percepisce nella strana sfumatura blu della barba di un uomo qualcosa di strano e pericoloso, non ne percepisce la natura intima e finisce preda inconsapevole decidendo di sposarlo. La protagonista dimostra di non possedere la capacità di percepire l’altro come realmente è, guardando al di là delle apparenze, abbandonando la lente distorta delle illusioni e delle aspettative.
Seguendo il tema della prima parte della fiaba, siamo partite lavorando proprio sulle EBS Sensazioni e Percepire l’altro dal momento che il destino della protagonista si compie proprio per un errore di valutazione.
Dall’accettazione passiva di un ruolo subalterno al momento della ribellione: questo costituisce il senso ultimo della fiaba e di ciò attraverso cui abbiamo voluto portate il nostro gruppo donne.
Un percorso di liberazione dalle stereotipie culturali sul femminile, nel quale ogni donna può identificarsi, in un immaginario collettivo che vede la violenza di genere identificata soltanto con quella fisica e/o sessuale.
Nella seconda parte della fiaba, infatti, si delinea che a salvare la protagonista dal suo destino è la curiosità che la mantiene viva e vitale, che la porta a non fermarsi e non arrendersi ad un destino di passività. E quando Barbablù parte per un lungo viaggio e avverte la giovane moglie che potrà aprire tutte le porte del castello tranne che una, pena la morte, lei non si fermerà usando la chiave proibita che porta alla conoscenza. Questo la condurrà a scoprire il segreto circa la vera natura dell’uomo che ha sposato.
Seguendo questo percorso siamo passate attraverso l’EBS Vitalità che ha, quindi, costituito il tema del nostro secondo incontro. Spesso, nella realtà, comportamenti che minano l’autostima e la dignità personale vengono tacitamente accettati in nome di ruoli e stereotipie condivise che allontanano dal riconoscere se stessi e rendono estranei dai propri bisogni. Questo mina profondamente la creatività e la voglia di vivere, quella Vitalità su cui abbiamo voluto lavorare.
Nell’ultima parte della storia, infine, la protagonista riesce a salvarsi ribellandosi da ciò che la opprime attraverso la possibilità di liberarsi con un movimento di Forza Aperta. Quest’ultima ha rappresentato l’EBS centrale del terzo incontro.
La rielaborazione in termini Funzionali della fiaba di Barbablù ha permesso di delineare concettualmente un percorso fatto per Esperienze di Base, su cui diversamente sarebbe stato difficile lavorare in un numero ridotto di incontri senza che risultassero scollegate fra loro; ha favorito il dare un’organizzazione alla progressione di alcune Esperienze consentendone una più ampia possibilità di riflessione oltre che di attraversamento; ha coniugato la memoria storica del racconto (e del nostro personale racconto, ognuno con i propri contenuti) con gli elementi esperibili delle Esperienze di Base; ha permesso di dar vita ad un’occasione di crescita personale potenziata e creativa.
Dall’incapacità di Percepire l’altro commettendo un errore di valutazione, passando per l’energia della Vitalità che non spegne la voglia di vivere fino ad arrivare alla liberazione attraverso un movimento di Forza Aperta:
un viaggio nel quale ogni partecipante ha potuto ritrovare se stessa ripercorrendo momenti della propria vita, un ‘viaggio’ con le sue tappe, con un ‘prima’ e con un ‘dopo’ alla fine del quale ognuna è arrivata comunque diversa. Un viaggio volutamente al femminile dove l’alleanza del sentire comune ha costituito un valore aggiunto che ha arricchito ognuna di noi.
Bibliografia:
- Pinkola Estés “Donne che corrono coi lupi” Ed. Frassinelli, 1992
- Berne “Ciao…e poi? La psicologia del destino umano” Ed. Bompiani, 1979
- Rispoli “Esperienze di base e sviluppo del Sé” Ed. Franco angeli, 2004
- Rispoli “Gruppo-Workshop-Intensivi” Articolo non pubblicato, 2010
- Rispoli “Il Manifesto del Funzionalismo Moderno” Ed. S.E.F.
M.L. von Franz “Il femminile nella fiaba” Ed. Boringhieri, 1983
- Kast “ Le fiabe della paura” Ed. Red, 1992
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Paola De Vita
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