Scegliere una Scuola di Psicoterapia: come orientarsi – SEF Articolo

Scegliere una Scuola di Psicoterapia: come orientarsi – SEF Articolo

Scuola di Psicoterapia: come orientarsi? 

Scuola di Psicoterapia

diventare psicoterapeuta come orientarsi

Un po’ di storia

La Psicoterapia affonda le sue radici in un lontano passato remoto. Già Antifone nel V secolo a.C. aveva sostenuto: “Nulla esiste che non possa essere curato con le parole” anticipando di secoli quello che è uno dei concetti della psicoterapia moderna (ma non il solo).

In queste sue indicazioni viene riconosciuto il potere terapeutico di uno degli strumenti che l’esperto ha a disposizione: il dialogo e ciò che viene messo in atto nella relazione con questi, per realizzare il processo di cambiamento che va a modificare emozioni, vissuti, azioni e comportamenti.


La psicoterapia oggi 

Oggi, a secoli di distanza, potremmo definire la Psicoterapia come l’insieme delle pratiche e tecniche volte alla risoluzione di problemi emotivi, cognitivi, relazionali (o in una parola di funzionamento complessivo della persona) che si differenzia dalla psicologia in quanto non si limita (come quest’ultima) esclusivamente allo studio dell’uomo nelle sue manifestazioni mentali e comportamentali ma si focalizza sulla risoluzione del disagio psichico e psicofisico.

Lo psicoterapeuta è quindi colui che agisce per curare la sofferenza dell’animo umano senza ricorrere a sostanze o a interventi di tipo medico.

Detto ciò, parlare di psicoterapia in modo univoco non è impresa semplice dal momento che essa, negli ultimi decenni, si è ampliata attraverso una moltitudine di saperi, di esperienze e di intrecci disciplinari che l’hanno resa a pieno titolo una dei campi culturali più importanti del nostro tempo.

La psicoterapia moderna è, infatti, sempre più improntata ad un’ottica multidisciplinare, laddove convergono una varietà di conoscenze derivanti dalle discipline psicologiche, socio-antropologiche e neurobiologiche.


Come orientarsi alla scelta di una Scuola di Psicoterapia

Orientarsi nella scelta della pratica della psicoterapia è compito arduo, è come scegliere fra tanti frutti diversi ma del medesimo albero.

  1. Un modo potrebbe essere quello di partire dalla conoscenza di quelli che vengono riconosciuti come i grandi paradigmi della psicoterapia (anche se all’interno di ognuno di essi pure convergono modelli teorico-applicativi fra loro non omogenei): paradigma cognitivista, comportamentale, psicodinamico, espressivo-corporeo, interazionale-strategico, sistemico-relazionale, umanistico-esistenziale, eclettico (vedi Nardone, Salvini – 2013).

La diversità dei procedimenti dei vari paradigmi fa sì che anche la figura dello psicoterapeuta assuma connotazioni e compiti diversi:

  • comprendere processi cognitivi nella visione dell’uomo come elaboratore di informazioni al pari di un computer (paradigma cognitivista),
  • analizzare comportamenti in un’ottica tesa ad oggettivare il più possibile l’evento (paradigma comportamentale),
  • studiare i processi comunicativi tra sistemi (paradigma sistemico-relazionale),
  • risolvere dinamiche interne nell’ottica di un’interazione tra forze psichiche contrapposte (paradigma psicodinamico),
  • facilitare la piena espressione delle potenzialità dell’essere umano che lo spingerebbero naturalmente verso la sua piena realizzazione (paradigma umanistico-esistenziale),
  • modificare le strategie di relazione e interazione tra soggetti (paradigma interazionale-strategico),  
  • modificare i funzionamenti di base che producono emozioni, pensieri, comportamenti e permetterne l’espressione piena (paradigma espressivo-corporeo),
  • adeguare in maniera eclettica l’intervento psicoterapeutico alla diversità del singolo cliente (paradigma eclettico).

Al di là della metodologia teorico-applicativa, l’evidenza ci racconta che ciò che curano sono le modalità terapeutiche di intervento all’interno di una forte e solida relazione: ciò spiega l’accento, quale elemento comune e condiviso tra i vari modelli, che viene posto sulla formazione personale e sulla qualificazione teorica e tecnica dello psicoterapeuta.


Il processo di psicoterapia

In questa direzione lo studio del processo della psicoterapia, del cosa realmente mette in atto uno psicoterapeuta nella seduta, è ciò che caratterizza le frontiere più avanzate della ricerca in questo campo. Dalla teoria alla pratica ma anche dalla pratica alla teoria, insomma il legame è circolare. Non è una teoria che da sola può curare, ma allo stesso tempo la cura deve necessariamente rifarsi ad una teoria affinché non divenga un insieme di tentativi legati solo al momento della seduta.


La Psicoterapia Funzionale

In questo panorama la Psicoterapia Funzionale si configura come un modello che riesce a coniugare la complessità dei fenomeni in questione con i suoi Funzionamenti di fondo, in una visione dell’individuo come persona intera mente-corpo; una teoria integrata che riconnette tutti i differenti  livelli del Sé; nonché i vari contributi che fin ora si sono avvicendati sulla scena della psicoterapia.

Non si tratta di mettere insieme parti delle diverse teorie esistenti, ma di tenere in considerazione i più recenti dati scientifici delle varie discipline riguardanti l’essere umano che permettono di realizzare una visione realmente olistica della persona e dell’intervento su di essa, su più livelli (non solo cognitivo-emotivi e verbali).

Il pensiero Funzionale guarda all’organismo come un insieme di Sistemi psico-corporei (cognitivo, emotivo, senso-motorio, neurovegetativo) in stretta interazione fra loro, non frammenta l’individuo guardando solo ad un aspetto del Sé ma entra nei nuclei profondi del paziente attraverso più livelli Funzionali, attraverso una molteplicità di elementi  tra cui anche l’elemento corporeo.

Il cambiamento avviene non soltanto attraverso la presa di coscienza, la rielaborazione o la comunicazione delle esperienze dolorose passate, ma attraverso il recupero di quei Funzionamenti profondi che nel tempo si sono alterati e che riguardano l’intero Sé.

Una capacità di “abbracciare” viene recuperata nel senso concreto del termine; un senso di benessere fisiologico ha valore di per sé e non per la rappresentazione che il paziente ne fa a livello simbolico; un allentamento fisico e delle tensioni muscolari è positivo proprio perché toglie realmente e concretamente la morsa dell’ansia; e spesso le parole non servono ad aggiungere altro (Rispoli, 2004).

Il fine ultimo che si pone lo psicoterapeuta Funzionale risiede, allora, nel recuperare quelle Esperienze Basilari del Sé (o Funzionamenti di fondo) attorno alle quali prendono forma e si organizzano i diversi modi di funzionare dell’individuo. Ciò consente un enorme vantaggio che è quello di arrivare a modificazioni non fittizie e che non si limitano solo alla rappresentazione di sé (pure importante anche se parziale e limitata), ma a modificazioni complessive, reali, profonde e durature.

 

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