Neo-Funzionalismo: nascita e storia – Luciano Rispoli | Articolo
Luciano Rispoli: La Storia del Neo-Funzionalismo
Il Funzionalismo moderno è entrato in una fase di vita avanzata, dopo aver attraversato momenti di crescita, momenti di consolidamento, momenti di applicazione in numerosi ambiti, momenti di ricerca, momenti di riflessione: possiamo forse oggi pensare ad una quinta fase di vita.
All’inizio è stato una continua esplorazione, uno sperimentare, un affacciarsi su pratiche e tecniche che coinvolgevano anche il corpo, che si indirizzavano a questa unitarietà mente-corpo, oggi sempre più indiscussa, sempre più presente nelle nuove frontiere della scienza.
Ma dopo tutto ciò, è stato chiaro che non bastava più parlare di corpo e mente; era necessario trovare una chiave per entrare in questa complessità, in questo mondo affascinante e al contempo fruttifero e fecondo. La chiave è stata la scoperta delle Funzioni prima e delle Esperienze di Base poi.
Queste ultime hanno permesso di collegare in modo molto significativo e teoricamente utile il periodo evolutivo dell’essere umano con i processi di psicoterapia (e di cambiamento più in generale), permettendo di rendere più chiari entrambi gli ambiti.
Oggi parliamo di funzionamenti di fondo che vanno oltre l’età evolutiva (durante la quale assumono le caratteristiche e l’appellativo di Esperienze di Base), e che rappresentano il modo più efficace per penetrare all’interno della complessità degli esseri umani, dei loro meccanismi profondi che non sono solo psichici, e di studiare tutto ciò in modo scientifico e rigoroso, uscendo piano piano dalla necessità e dalla limitazione del riduttivismo. E parliamo anche di sistemi integrati per indicare qualcosa di più dettagliato e circoscritto di quanto potessero essere le prime concezioni sul Sé.
Un modo che rende più comprensibile ed evidente (ma non la contraddice) la costituzione Funzionale del Sé. Sempre di più il neo-Funzionalismo sta penetrando nella complessa interazione di tali sistemi, andando oltre la semplice formulazione che i sistemi del Sé sono integrati e oltre un olismo vago e generico, ma indagando su come siano interconnessi i sistemi, su cosa accada quando si interviene su ciascuno di essi, su come intervenire per raggiungere i risultati voluti.
Dopo le prime intuizioni che hanno fatto emergere sempre più le specificità e le potenzialità del neo-Funzionalismo, c’è stato un fecondo periodo di consolidamento delle nuove frontiere epistemologiche, del salto epistemologico, attraverso il confronto e l’interazione con le più avanzate formulazioni di tutte le discipline scientifiche contigue con la psicoterapia, discipline che studiano da differenti angolazioni i funzionamenti dell’essere umano (infant research, studi sulla perinatalità, psicofisiologia, neurocienze, psicoendocrinologia, studi sull’età evolutiva). Non è più pensabile, infatti, nella visione del neo-Funzionalismo separare interventi psicologici e psicoterapeutici da quelli più connessi al campo della medicina.
Noi interveniamo sulla complessità dei sistemi integrati, e dunque sulla salute in tutti i livelli che costituiscono il Sé, in tutti i funzionamenti di fondo, e quindi su qualcosa che va al di là dell’assenza di malattie e di disturbi, su una condizione di benessere intesa nel senso più ampio, di pienezza di potenzialità, sia nel campo individuale che in quello sociale.
In contemporanea, partivano le ricerche e gli approfondimenti sui livelli che più assumono una importanza cruciale nell’intervento con i pazienti e con coloro che sono oggetto di una relazione d’aiuto: i livelli che si riferiscono ai reali “fattori di cambiamento”, al funzionamento profondo e “scientifico” del processo terapeutico, del processo di trasformazione.
Solo dopo si è ridiscesi sul livello delle tecniche, in un lavoro molto importante di riorganizzazione e rimessa a punto di tecniche più antiche e più nuove, affinché fossero sempre più in grado (sostenute da una teoria di fondo solida e una teoria della tecnica) di raggiungere i punti e i nodi cruciali del processo di terapia. Tutto ciò ha incrementato le conoscenze su come funziona realmente la terapia, rendendola nel tempo sempre più profonda, più efficace, più breve, meno dolorosa.
A poco a poco, alle prime formulazioni che riguardavano soprattutto gli individui e i gruppi, si è cominciato ad articolare il discorso del neo-Funzionalismo in tutti i suoi possibili campi di applicazione: dalla gravidanza alla neonatalità, dall’infanzia all’adolescenza, dall’età adulta alle condizioni dell’anziano, dalla scuola alle comunità, dall’handicap alla riabilitazione, dall’individuo alle coppie e alle famiglie, dai gruppi alle istituzioni, dal privato all’azione all’interno dei servizi, dalla clinica ai problemi del lavoro e delle organizzazioni, dalle patologie più propriamente “mediche” ai problemi dello stress, dalle psicopatologie leggere a quelle psichiatriche gravi, dai disturbi dell’alimentazione alle dipendenze più tradizionali e più nuove, dai problemi dell’emergenza ai problemi dell’ambiente, dai problemi aziendali a quelli più ampi sociali.
Non è presunzione affermare che tutto questo spaziare in campi così tanto diversi è stato reso realmente possibile dal salto epistemologico fondamentale relativo ai funzionamenti di fondo, che ha permesso di andare molto al di là dei contesti e dei particolarismi.
Le specificità dei campi di applicazione (pur evidentemente presenti) non volevano dire metodi e teorie differenti, ma un uso specifico e mirato delle Funzioni e soprattutto dei funzionamenti di fondo che caratterizzavano i vari “organismi viventi” (dall’individuo alle aziende alle istituzioni e alle città) nelle varie condizioni di malessere e di alterazione alle quali il neo-Funzionalismo veniva applicato. Alla fase della ricerca sulla complessità del Sé e sui processi di cambiamento, è succeduta la fase delle ricerche sulle alterazioni del Sé, a partire dalla nascita sino all’adolescenza.
Il senso era quello di andare alle radici di alterazioni e problemi che affliggono le persone dall’infanzia sino all’età adulta, per poter arrivare ad operare sempre più in modo preventivo e non solo curativo. Le ricerche già ad oggi realizzate hanno portato a nuove scoperte, a dati e risultati e a strumenti di indagine e valutazione che rappresentano un patrimonio e una ricchezza di notevole consistenza e importanza, che in altre strutture formative e scientifiche non è così facile ritrovare.
Nel frattempo, l’esperienza della Scuola di Formazione, partita sin dall’anno 1983, poneva l’esigenza di mettere a fuoco anche i processi e i problemi che riguardavano la formazione nei suoi vari aspetti: epistemologici, di didattica, di apprendimento e di acquisizione di capacità oltre che di conoscenze, di valutazione, di supervisione. La Scuola è stata, grazie alla presenza e alle richieste intelligenti e puntuali degli allievi, lo stimolo più grande per andare avanti nel mettere a punto, precisare, approfondire, aggiornare teorie, applicazioni pratiche ed operative, punti nodali dell’epistemologia, nuove frontiere.
La ricerca si estendeva poi anche al campo dello stress, un campo in cui era chiara la necessità di parlare di sistemi integrati, di guardare al futuro e a nuovi modi di intervenire sulla complessità dell’essere umano. E’ stato così possibile arrivare anche a mettere a punto metodi di valutazione innovativi, per misurare in modo multidimensionale e scientifico lo stress, e oggi possediamo una sofisticata apparecchiatura che è in grado di fare questa misurazione in modo il più possibile rigoroso e obiettivo: Zed X2. Ma lo studio dei fenomeni dello stress si è esteso anche a livello più sociale, nel campo dello stress lavoro-correlato.
E oggi è disponibile una modalità complessa, precisa e articolata per valutare il rischio di stress lavoro-correlato nelle aziende, e realizzare di conseguenza progetti e interventi di grande accuratezza e innovatività. Protocolli di misurazione e di intervento molto precisi ed efficaci hanno permesso l’affiancamento e l’integrazione di questa attività con la psicoterapia aumentandone l’efficacia e al contempo la possibilità di accedervi con costi meno gravi per i pazienti.
Ma ha permesso di mettere a punto anche una proposta estremamente importante ed innovativa nell’affiancare alle cure mediche (rendendole più efficaci in tutti i sensi) i trattamenti antistress che costituivano un importante aiuto all’intero organismo aumentandone risorse, capacità di combattere le malattie e di ritrovare salute; sia durante le cure, sia dopo come mantenimento di livelli di salute, sia prima come efficace metodica di prevenzione.
Oggi è il momento di raccogliere i frutti di tutte le fasi precedenti, nel senso di poter diffondere le conoscenze acquisite, i risultati e i dati forti che emergono dalle ricerche, i risultati delle sperimentazioni. E’ la fase della ricaduta sociale di tutto quanto realizzato finora. Oggi dobbiamo informare (e formare) sempre più il livello ampio e diffuso del sociale, trasmettere con chiarezza tutto ciò che è possibile mettere in atto a favore di chi per una ragione o per un’altra è in sofferenza: dei bambini, degli adolescenti, degli anziani, delle donne, e di chi soffre di patologie e disturbi più in generale.
Non è più possibile rinunciare ad una giusta domanda di salute e di benessere a livello sia individuale che sociale; non è più pensabile restare chiusi negli studi o nelle strutture cliniche, separati dal mondo. E’ il momento di riversare tutto questo in un agire sulla comunità a più livelli, di estendere la testimonianza di quanto è possibile realizzare con il Funzionalismo moderno, di come si possa realmente incidere in direzione di un vero e profondo miglioramento delle condizioni di vita.
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